Cosa resterà di questi Anni 10 nell’Architettura? Saranno ricordati solo come il decennio di Zaha Hadid, l’architetto anglo-irachena scomparsa nel 2016? Pensiamo che solo in Italia lo studio londinese ha messo a segno la stazione di Napoli Afragola e il museo MAXXI di Roma e la Torre Generali di Milano.
Oppure come i dieci anni che hanno consacrato il talento di Bjarke Ingels? L’architetto danese più richiesto del momento si farà sicuramente ricordare per le ardite ardite sperimentazioni formali e nuove tipologie architettoniche ibride, come la centrale energetica con pista da sci CopenHill a Copenhagen.
Passeranno alla storia per le nuove architetture di New York, che oltre a ricucire la ferita di Ground Zero guadagna il percorso verde della High Line (Diller Scofidio + Renfro) e il nuovo complesso dell’Hudson Yards con il belvedere Vessel di Heatherwick Studio affiancata dal teatro mobile Shed (sempre DS+R)? O per la rinascita architettonica di Milano che dopo 40 anni si risveglia con il nuovo quartiere di CityLife, la trasformazione di Porta Nuova con il Bosco Verticale di Stefano Boeri e la Fondazione Feltrinelli di Herzog & de Meuron, oltre alla Fondazione Prada di OMA e un’area Expo 2015 tutta da reinventare? O ancora per la gentrificazione del Medio Oriente con gli Emirati Arabi in testa a guidare un’espansione urbana senza precedenti e ad attirare l’attenzione internazionale con nuovi musei come il Louvre di Abu Dhabi o il Museo Nazionale del Qatar, firmati entrambi Jean Nouvel.
Difficile tracciare una tendenza. Si assiste all’affermazione definitiva dell’Architettura Parametrica, come la Port House di Zaha Hadid ad Anversa, il Museo Ordos dei MAD Architects in Mongolia, ma anche il museo Soumaya di Fernando Romero a Città del Messico e il Museo Broad di Los Angeles firmato Diller Scofidio + Renfro. Si potrebbe parlare per certi versi di Neobrutalismo, osservando il rinnovato Met Breuer a New York, ex Whitney Museum di Marcel Breuer, o il museo Zeitz Mocaa di Heatherwick a Cape Town, due casi esemplari di restauro e riuso creativo. Ma una cosa è certa: il trionfo dell’architettura museale. Oltre ai casi sopracitati, l’elenco potrebbe essere lunghissimo: dal Centro Botín di Santander al Whitney Museum di New York di Renzo Piano, alla Switch House della Tate Modern di Londra firmata Herzog & de Meuron; dal Museo Yves Saint Laurent a Marrakech dei francesi KO (un gioiello di architettura vernacolare) al V&A Dundee di Kengo Kuma in Scozia. E ancora, la Fondazione Vuitton di Frank Gehry a Parigi, il Mucem di Rudy Ricciotti a Marsiglia, il Museo Marittimo Danese di BIG a Helsingør, il MAAT di Amanda Levete a Lisbona, lo Smithsonian NMAAHC di Sir David Adjaye. A voi scegliere il vostro preferito. O il più memorabile.
Cosa ne pensate?